Le origini del Poker
Il nome
"Poker"
Poker
è parola inglese che significa
attizzatoio, lo strumento che si usa per
attizzare il fuoco e ravvivare la fiamma nel
camino. Alcuni vogliono invece collegare il
termine poker alla parola poke,
termine gergale che in America, Australia e
Sudafrica vuol dire "tasca o portafogli" e
per estensione gli spiccioli che si è soliti
portare addosso. Insomma, già l'etimologia
indurrebbe a pensare ad un gioco in cui si
scommette ciò che si ha addosso.
La prima
sicura testimonianza sul Poker è del
1829 e si trova nelle memorie di viaggio di
un avventuriero inglese, George Cowell,
reduce da un lungo soggiorno nei territori
del West americano. Qui il gioco viene
descritto con precisione e appare già
provvisto delle regole che lo caratterizzano
anche oggi: ogni giocatore riceveva 5 carte,
c'era la scommessa sulla combinazione
vincente, secondo una graduatoria di
combinazioni che è molto simile a quella
attuale.
Nel 1858
si ha un prima codificazione delle regole
del gioco, con un Regolamento Ufficiale che
precisa combinazioni e puntate.
Successivamente vennero aumentate le
combinazioni e ci fu una lunga discussione
sul loro valore e sulla loro gerarchia. Nel
1871 il Poker cominciò a diffondersi
in Europa: Robert Schenk, ambasciatore
americano in Gran Bretagna, presentò il
gioco alla Regina Vittoria durante un
ricevimento. Il gioco suscitò grande
entusiasmo e fu redatto un regolamento
scritto, ad uso del divertimento della
nobiltà inglese. In seguito il Poker
è divenuto celebre in tutto il mondo ed è
entrato a far parte della cultura e del
costume ludico di persone di ogni classe
sociale.
Le nascite
1. L'origine Persiana
Secondo
una tradizione, il Poker deriva con molta
probabilità dall' As-Nas, un gioco persiano
del XIV secolo. Questo gioco si faceva con
un pacchetto di 20 carte: ognuno dei 4
giocatori ne prendeva 5. Le combinazioni
erano la coppia, il tris e il colore.
2. L'origine Italiana
Secondo
altri il padre naturale del Poker è lo
Zarro, un gioco di carte dell'epoca
rinascimentale, proibito da Francesco
Sforza, duca di Milano, con un editto del
1531: preoccupato del dilagare del gioco
d'azzardo con le carte, il duca ordinava la
chiusura di tutte le "baraterie", ossia dei
locali, pubblici o privati, dove si
adunassero persone a giocare "giochi di
zarro et altri proibiti". Probabilmente la
proibizione contribuì (come sempre accade)
alla diffusione del Zarro, che nel
XVI secolo conosce una diffusione
straordinaria in Italia, ma anche in
Francia. Rabelais lo cita nel famoso elenco
dei giochi di Gargantua, la regina Caterina
de' Medici ne fa il suo passatempo preferito
alla corte di Parigi: lo Zarro è
giocato un po' dovunque, dai popolani delle
città fino al Papa e ai Cardinali di Roma.
Mercenari e persone del bel mondo lo
avrebbero diffuso in tutta Europa, fino a
farlo arrivare in America verso la fine del
'700, dove avrebbe cambiato nome e regole,
diventando la forma primigenia del Poker.
3. L'origine Francese
Secondo
una autorevole scuola di pensiero, nel XVIII
secolo i francesi avrebbero tratto
ispirazione dallo Zarro per ideare un
gioco di scommessa chiamato Poque che
ebbe vasta diffusione in seguito nei saloon
e sui battelli dell'Ohio e del Mississippi.
Il Poque si giocava soltanto con 20
carte di un mazzo francese: Dieci, Jack,
Donne, Re, Assi. Il termine "poque" è una
contrazione di un vocabolo francese,
"pocher", che significa "ingannare
l'avversario", ossia bluffare. Con
l'acquisto della Louisiana francese da parte
del Presidente americano Thomas Jefferson
agli inizi dell'800, gli Stati Uniti
ottennero non solo gli immensi territori
dell'Ovest, ma anche il gioco, molto diffuso
in tutti gli strati sociali. Di qui la
trasformazione del nome da Pocher a
Poker. Ben presto il Poker divenne il gioco
più famoso e conosciuto del West americano,
soppiantando la voga di altri giochi di
scommessa molto popolari, fra cui il
Faraone.
4. L'origine Tedesca
Una scuola
minore sostiene invece che all'origine del
Poker ci sia un gioco tedesco, molto diffuso
nel XVII secolo in Germania. Il gioco si
chiamava Poken, che in tedesco vuol
dire bluff, ossia l'elemento caratteristico
del Poker. Le ondate migratorie di migliaia
di tedeschi in America nella seconda metà
del '700 avrebbero portato con sè questo
gioco, poi rapidamente evolutosi nel Poker.
5.
L'origine Pellerossa
Il
racconto è tratto dal romanzo Passarono
di qui di Mario Monti (ed. Bompiani
1981, pag. 392-sgg). Il titolo del romanzo è
la frase "pasò por aquì" scolpita
nella roccia di El Morro, nel New Mexico, da
Juan de Onate, figlio di un governatore
spagnolo, che nel 1598 guidò una spedizione
nelle pianure americane alla ricerca delle
Sette città d'oro. Il protagonista del
romanzo è Joshua Kelso, un frontierman che
attraversa tutta la cosiddetta "Conquista
del West" e racconta gli eventi di cui è
stato testimone, dall'inizio alla fine
dell'800.
Siamo
nel 1887 a Regina (Canada),
una piccola città di frontiera dove c'è un
grande albergo di lusso, che unisce un
ottimo ristorante ad una bisca molto
frequentata. Kelso si trova nella hall dell'
albergo: sta cercando Poundmaker, un indiano
Cree di cui è amico. Un meticcio lo avverte
della presenza nel locale di un grande capo
Cree: i Cree sono un popolo pellerossa del
Canada, indiani di grandi tradizioni, che
sono stati protagonisti di una sanguinosa
rivolta, repressa duramente dalle truppe
inglesi.
Kelso
entra nella bisca dell'albergo: il luogo è
stracolmo di gente, ma il frontierman nota
subito il capo che cerca. E' Poundmaker. "Quando
si muoveva, anche attraverso la calca, era
impossibile non notarlo, dominava tutti gli
altri, che al suo confronto apparivano
striminziti... e dunque l'attenzione di
quasi tutti era attirata su di lui. Anche
perchè i suoi abiti erano, persino qui,
piuttosto insoliti: una camicia di seta
color crema con una cravatta rossa che si
intravvedeva sotto la giacca di pelle bianca.
Alti stivaloni da sella arrivavano alle sue
ginocchia. Soltanto dopo un attento esame si
riusciva a trovare in quest'uomo gigantesco
e volgare qualche tratto di quello che era
stato uno dei Capi più fieri e stimati dei
Cree."
L'indiano è seduto a un tavolo con due
mercanti francesi e un cacciatore canadese:
questi si rivolgono a lui nella loro lingua
e la risposta viene sempre in lingua Cree. I tre cominciano a spiegargli come si gioca a
dadi: l'indiano segue la spiegazione,
bevendo uno dopo l'altro vari bicchieri di
whisky. "La partita cominciò nella solita
maniera: i due francesi perdevano qualche
soldo. Poi uno di loro tirò fuori dalla
tasca una borsa, piccola ma gonfia, e gettò
sul tavolo una moneta d'oro... L'indiano
prese lentamente a vincere. Ora sembrava il
più abile fra i giocatori e accumulava le
monete con brontolii di soddisfazione. Kelso
vide che i tre si consultavano: offrirono
ancora da bere all'indiano, poi sedettero ad
un tavolo dove comparvero subito le carte da
gioco. L'indiano assentì. Anche a poker gli
ci volle poco tempo per dimostrare che era
un maestro: in meno di un'ora aveva ripulito
varie volte il tavolo..."
L'indiano vince ai
tre tutto quanto hanno. Poi si rilassa,
offre gentilmente da bere e comincia a
raccontare. Tempo prima ha guidato il suo
popolo in una ribellione scontrandosi contro
le truppe della Regina: ma I cree hanno
perso e lui ha trascorso qualche anno in
prigione. Lì ha conosciuto un indiano
Choktaw, arrestato per truffa. I Choktaw
sono una nazione indiana del sud ovest e
questo indiano era un campione di giochi nel
suo popolo. "Poundmaker raccontava con
pazienza: Mai sentita la parola
baskatanje? E' un gioco che i Choktaw
imparano fin da bambini: si fa con i chicchi
di granturco. Bisogna tirarli dritti o
storti e si scommette. Chiunque abbia
giocato per un po' a baskatanje
acquista un'abilità formidabile nel lancio
dei dadi."
Poundmaker beve ancora e poi prosegue con
orgoglio: "E il poker? Persino il tavolo è
un'invenzione dei Choktaw: nel loro paese
d'origine ci sono grossi ceppi d'albero che
sono stati levigati con il coltello e
servono da piano dove poggiare le carte. Le
carte sono fatte con tavolette sottili di
corteccia dello stesso legno o con strisce
di cotone appiattite, su cui sono dipinti i
segni dei semi e dei numeri... Poker
chiamano i bianchi questo gioco. E Poker è
il gioco preferito dei Choktaw. La parola è
indiana, della tribù dei Noxubee, un sottoclan del Choktaw: significa cinque
rischi o cinque fortune. Nel West, oltre
ai Dieci Comandamenti, c'è l'Undicesimo,
buono per tutti quelli che amano giocare a
carte: dice "non giocare mai a poker con
un Choktaw."
Dopo
questa lezione i mercati e il cacciatore
escono dal locale e cercano di tendere un
agguato al capo Cree per riprendersi i soldi
perduti. E' un classico: i tre contano sul
fatto che l'indiano sia completamente
ubriaco. Ma Poundmaker regge benissimo
barili di alcool: sicchè quando esce
dall'albergo è perfettamente diritto e
attento. Il suo atteggiamento risoluto e
pericoloso induce i tre a desistere e a
fuggir via.
|